Caso Froome, Lappartient pessimista: “Non credo si risolverà prima del Giro”

David Lappartient torna a parlare di Chris Froome e della sua quasi inevitabile presenza al Giro d’Italia 2018. Il presidente UCI ha più volte espresso il suo parere contrario alla partecipazione del Keniano Bianco alle corse, ma il regolamento internazionale lo prevede e il dirigente francese non può farci nulla. Può solo cercare di organizzare al meglio quanto dipende da lui, sperando poi che i vari organi, indipendenti, possano risolvere nel più breve tempo possibile. Le tempistiche tuttavia non sembrano poter essere brevi (non lo sono già se si considera che la positività risale ormai a sei mesi fa), tanto che sembra ormai quasi certo che non si avranno notizie prima della Corsa Rosa.

“Quando finirà? Non lo so, a essere onesti – commenta alla Gazzetta dello Sport – Spero il più presto possibile, ho detto che spero prima del Giro, ma non credo e non sono sicuro che questo sia possibile. Noi stiamo spingendo per averlo prima possibile e questa sarebbe la cosa migliore per il corridore, il team, gli organizzatori e l’UCI. Ma il caso riguarda anche aspetti tecnici. Non è così semplice e serve tempo. Posso capire che i tifosi vogliano avere un risultato, ma abbiamo procedure precise all’UCI e dobbiamo seguirle per la credibilità del nostro sport”.

Non potendo chiaramente rendere pubblici i dettagli della situazione, il numero uno del ciclismo conferma comunque che “il caso è al LADS, il servizio legale antidoping UCI, dove si confrontano i nostri avvocati e quelli del corridore” che sono ancora in fase di discussione. Il desiderio sostanzialmente comune di risolvera prima del Giro si scontra dunque con la burocrazia procedurale: “Bisogna rispondere alle domande, si devono leggere i documenti – aggiunge – Entrambe le parti hanno avvocati forti, il caso è molto più complicato di uno normale“.

Si è dovuti anche passare dal giudice monocratico del tribunale antidoping dell’UCI per “risolvere qualche questione procedurale” perché “prima di passare al passo successivo bisogna essere sicuri di aver risposto a tutte le domande”. Il timore chiaramente è di poter aver tralasciato qualcosa, quindi bisogna chiudere anche un piccolo dettaglio, con il LADS che “ha posto alcune domande al tribunale antidoping per essere sicuro di aver seguito le procedure corrette”.

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Un commento

  1. E’ il caso che i massimi dirigenti facciano un bel mea culpa….se dopo sei mesi si sta ancora discutendo, è solo perché non ci sono leggi chiare.

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